Che fine ha fatto la ricerca del bene comune?

Che fine ha fatto la ricerca del bene comune?


Che fine ha fatto la ricerca del bene comune? E’ la domanda che il premo Nobel per l’economia, il francese Jean Tirole pone a tutti noi. E noi impegnati per il bene comune in politica ci interroghiamo
E cerchiamo le vie alternative avendo l’economia dimostrato di non essere autosufficiente e autonoma, ma disciplina sociale.

La grande crisi, scoppiata nel 2007-2008 e di cui ancora subiamo le conseguenze a più di dieci anni di distanza, ha generato una diffidenza profonda tra ricchi e più poveri annullando, strizzando quello che conoscevamo come ceto medio.
Tirole è convinto che molto sia ancora da scoprire circa i meccanismi che regolano l’economia ed elabora la “teoria dei giochi”, sottolinea come molto spesso le persone siano spinte ad agire non in modo razionale, cioè secondo un interesse egoistico, ma mostrando al contrario comportamenti altruistici.

Il bene comune e il suo raggiungimento esigono un insieme di cambiamenti produttivi, economici, demografici, istituzionali, sociali e culturali: per migliorare è necessario includere con sempre maggiore convinzione anche dinamiche di tipo qualitativo, oltre che quantitativo. La strada che Tirole indica all’economia cerca di tenere conto, cosa non scontata, anche del “capitale sociale”, cioè di quel collante fondamentale, fatto di fiducia reciproca nei rapporti interpersonali e nelle istituzioni, di senso civico e disponibilità ad assolvere agli obblighi fiscali, che configura la qualità delle relazioni esterne alla propria cerchia familiare e amicale.

In questa direzione di riqualificazione va la nostra attenzione a proporre una laboriosità Piemontese tale da rivendi race un Made in Piedmont.
Il rimedio alla situazione in cui ci troviamo non può essere che una radicalizzazione dell’alternativa Stato-mercato: la via va cercata in un’estensione di tutte quelle forme di organizzazione economica che la società civile è in grado di esprimere. Lo Stato, utilizzando una felice definizione, ha il compito di essere allo stesso tempo “limitato” – intervenendo in maniera forte in certi ambiti e non in altri e riconoscendo la più ampia autonomia al libero articolarsi della società civile – e “abilitante”, promuovendo e incoraggiando quelle forme di azione collettiva che hanno effetti pubblici positivi e meritori.